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Parco e Museo Archeologico di Naxos Giardini Naxos

DETTAGLI

  • Il teatro (área)

    In posizione dominante, il Teatro occupa il crinale della collina omonima. Studi recenti hanno contribuito a risvegliare l’interesse su questo monumento, legato più al paesaggio che all’archeologia. Con i 109 m di diametro della cavea (lo spazio semicircolare a gradoni) è, dopo quello di Siracusa, il teatro più grande non solo della Sicilia, ma della penisola italiana e dell’Africa. Poteva contenere circa 5000 spettatori. L’impianto originario risale come a Siracusa al III/II secolo a.C.. A documentarlo sono i resti del muro a blocchi isodomi, ovvero tutti delle medesime dimensioni, inglobati nell’edificio della scena e tre sedili con iscrizione dalla cavea. Alla stessa epoca risalgono gli avanzi del piccolo edificio sacro alla sommità della cavea, poi obliterati dall’allargamento che questa subì, dopo 5 secoli, nel II d.C., sotto gli imperatori Traiano (98-117 d.C.) o Adriano (117-135 d.C.). Infatti, quanto è visibile appartiene interamente alla ristrutturazione romana, in particolar modo a quella avvenuta nella prima metà del II d.C. sotto l'imperatore Traiano, come ricorda una iscrizione che menziona un personaggio di nome Paterno, o sotto Adriano. La pianta del teatro consiste in un edificio scenico rettangolare fiancheggiato da due ampie sale di accesso allo spazio semicircolare dell’orchestra e in una cavea, poco conservata, divisa in 9 settori da 8 scalette. Un doppio portico in mattoni con colonne di granito e copertura a volta sormonta la cavea. La scena ha il pulpitum allineato con i muri di sostegno della cavea e un tempo aveva la frons scenae, ovvero il prospetto, decorato da statue e da una grande varietà di marmi e pietre colorate di importazione; nel prospetto si conservano le due aperture laterali o hospitalia, mentre è crollata quella centrale o regia. L’attuale ricostruzione della scaenae frons è dovuta ad un restauro ottocentesco. Generalmente restituito con due ordini di colonne sovrapposte, nel prospetto scenico sono riconoscibili due fasi: l’una arcuata di età Traianea /Adrianea, l’altra rettilinea, di tipo orientale di età Severiana (193-235 d.C.). Sono esigui, invece, i resti riconducibili all'età dell'imperatore Augusto, a cavallo fra la fine del I sec. a.C. e gli inizi del I d.C., la cui ristrutturazione sarebbe documentata soprattutto da un ritratto di Augusto. Alla stessa epoca risalirebbero alcune teste pertinenti a statue di magistrati, le belle teste di una Niobide e della dea Artemide appartenenti ad un gruppo statuario probabilmente pertinente alla decorazione del prospetto della scena, in cui era rappresentato il mito in cui Artemide, dea della caccia, e il fratello Apollo, dio del sole, uccisero i 14 figli di Niobe, punendone così l'arroganza, poiché aveva osato vantarsi di avere più figli di Latona, la loro madre. Potete ammirare queste sculture nell'Antiquarium del Teatro. Tra il II e il III d.C. il teatro fu trasformato in un’arena per giochi del circo con costruzione del corridoio ad anello, chiuso da parapetto rialzato, e dell’ambiente sotterraneo, adibito a ricovero di attrezzature e forse anche di gabbie di animali. Ad una fase successiva sono, infine, riferibili l’allargamento dell’ambiente sotterraneo e l’attuale portico alle spalle della scena (porticus post scaenam).

  • L’antiquarium del te... ... (Ponto)

    La Casina degli Inglesi, già sede dell’Antiquarium ottocentesco del Teatro, ospita l’importante collezione epigrafica di Taormina. Taormina ha restituito una sorprendente quantità di epigrafi (lastre con iscrizioni incise), straordinaria per la Sicilia e con pochi confronti nel mondo antico. Si tratta soprattutto di iscrizioni greche di carattere pubblico (tavole recanti i nomi di importanti cariche pubbliche come gli Strateghi e i Ginnasiarchi e rendiconti finanziari), cronologicamente piuttosto omogenee, databili  tra il II e il I secolo a.C., comunque prima della trasformazione di Taormina in colonia nel 36 o 21 a.C. Il ricco corpus di iscrizioni taorminesi offre un immediato contatto con la società che le ha espresse, contribuendo ad illuminare molti aspetti della vita pubblica e privata.