Aldo Coppola - Bellezza senza tempo Milano

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20123 Milano Milano
Italia

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Aldo Coppola - Bellezza senza tempo Milano

DETTAGLI

  • Area 3 - sinuoso mov... ... (Area)

    Che Aldo Coppola sia stato un’anima curvilinea e un creatore votato a percorsi flessibili è un dato di fatto. Basti osservare le sue acconciature – anche le più costruite o impomatate – per rendersene conto. Rigidità e contrazione non erano affar suo. Curioso: era chiaro e lineare nei suoi rapporti personali a tutti i livelli, ma quando si trattava di mettere le mani fra i capelli, quasi sempre sceglieva l’opzione B, il percorso più tortuoso, che poi era la soluzione più difficile. Sperimentare il nuovo era più forte di qualsiasi cosa e arricchire il suo linguaggio diventava una necessità. Ecco che vicino alle onde, sua cifra stilistica di sempre, non ha mai mancato di conferire ai capelli movimento e una certa vivacità. Un giorno, di qualche anno fa, l’ho incontrato in salone per un’intervista per “Beauty in Vogue”. Si parlava di tendenze e se l’hair-stylist avesse ancora quel potere, quella veste da guru che esercitava sulle donne fino a qualche anno prima. Parlava di gusto, stile e intanto, mentre si apprestava a un taglio, ho avuto il piacere e il privilegio di seguire un suo tutorial live: “Anche le teste che apparentemente sembrano geometriche, di design, devono essere morbide, si devono muovere. Per questo ho messo a puntwo una nuova tecnica di taglio, si chiama Catwave. Si tratta di un taglio all’onda, ideale per i capelli lunghi e medi come i tuoi: destruttura, sfilando le punte e le masse inutili. Si procede a spirale, a circa 4 centimetri dalla radice. Guarda!”. Io, capelli lunghissimi, con l’ansia della sforbiciata a tradimento, ammiravo incredula i volumi che magicamente si riproporzionavano e la frangia un po’ asimmetrica che non stava mai ferma, ma quando succedeva ritornava sempre al suo posto. Movimento e morbidezza sono d’obbligo; mai stare senza, nemmeno in caso di chignon iper-costruito ad arte: ciocche e ciuffi che si rincorrono devono sembrare animati. Questo è quel quid che rende speciali le teste firmate da Aldo. Non a caso è l’unico ad aver trasformato delle acconciature (solo apparentemente scultoree) in opere da collezione, dove persino un banalissimo ricciolo fissato a vista sembra non essere mai troppo fermo… avrebbe l’appeal del postiche. Del finto! Invece i capelli sono materia viva e possono sfidare qualsiasi legge di gravità e di staticità. Su queste semplici ma fondamentali basi si fonda la filosofia dei saloni Aldo Coppola, dove persino le tecniche di brushing seguono protocolli con ritmi precisi di esecuzione. Le forme rotonde, simbolo della femminilità, addolciscono lo stile, gli accessori, gli oggetti, persino (come ricordano gli home designer) gli spazi. Così anche Aldo Coppola nel 1986, dopo quasi vent’anni di marchio a forma di biscotto stilizzato, metà giallo e metà nero, cedette a un marchio (quello attuale!) decisamente tondo. Fu durante una scampagnata a casa dell’amico Oliviero Toscani, dove andava per rilassarsi e per farsi una cavalcata sui suoi meravigliosi cavalli appaloosa che, tra un bicchiere di vino e l’altro, nacque il simbolo iconico della Maison. Fu Giorgio Galli, allora celebre designer per gli orologi Swatch che, osservando da vicino un capello arrotolato, eseguì un macro-ingrandimento e lo accese con una pennellata rosso passione. Ne derivò “il cerchio di Amore Infinito di Aldo Coppola”, oggi sinonimo di qualità, avanguardia ed esclusività. In progress! La miglior immagine che possa rappresentare questo concetto è qualcosa di arrotondato. Tondo come l’universo femminile nelle sue infinite sfaccettature; e come un bollino sarà molti anni dopo, precisamente nel 2007, il marchio di Go Coppola, un nuovo concept di partnership nato da un’idea di Aldo jr., che privilegia tutti i giovani stilisti che vogliono avvicinarsi al brand e quindi aprire saloni con un investimento medio. Un vero e proprio progetto artistico e professionale, riconoscibile dal classico bollino rosso-nero, che permette una formazione attraverso stili più originali e tecniche più veloci. Molto fashion-oriented si articola attraverso una partnership strategica e, nello stesso tempo, più accessibile, che fra i suoi valori ha anche quello di ricercare nuovi talenti nell’hair-dressing. 

  • Bellezza senza tempo (Area)

    Il tempo scorre, oppure l’idea di passato, presente e futuro è completamente soggettiva? Per Aldo Coppola l’evoluzione della bellezza non dipende dalla temporalità della storia perché è fuori dal tempo. Da qui nasce la scelta di suddividere questo percorso iconografico in nove aree tematiche, senza seguire quindi un andamento cronologico. Scelta che viene effettuata per molteplici motivi. Innanzitutto tutte le creazioni di Aldo Coppola sono databili (ovvio), ma mai datate: basta soffermarsi su un’immagine, leggere l’anno di riferimento e si rimane increduli: è il caso dei ritratti che sembrano contemporanei e tecnicamente di estrema attualità. Inoltre l’intera produzione creativa è stata più trasversale che suddivisibile per periodi e tantissime sono le contaminazioni socio-culturali che l’hanno caratterizzata. Per questo motivo l’artigiano (come Aldo si faceva chiamare) non è mai stato folgorato da un solo tema o da una tendenza in modo particolare, ha percorso tutte le strade coscientemente e non (persino in contromano) ed è andato in tutte le direzioni, rompendo le regole convenzionali in previsione di ricostruire qualcosa di innovativo. Lui era il non conformismo e la non omologazione. Entrando nella vena dell’artista, il primo tema che si incontra è, guarda caso, un patchwork di immagini pubblicate sulle migliori testate nazionali e internazionali. Immagini con un denominatore comune che si percepisce immediatamente: nonostante l’anno di realizzazione dello scatto, l’obbiettivo del fotografo e l’attitudine della modella, livello e qualità d’espressione artistica rimangono sempre al massimo. Proseguendo e camminando avvolti da rose rosse, simbolo della passione di Aldo e della Company, si incontrano tutti i temi fondamentali della storia di questo grande artista: da Sinuoso movimento ai ritratti di donne meravigliose, passando tra Colours e le sue evoluzioni di Infusion. Fino ai suoi tagli “di rottura” in Rottura delle forme, con uno sguardo sempre rivolto al futuro ricordando ciò che ha fatto storia. Ispirarsi alla bellezza osservando la bellezza stessa. Un viaggio dedicato ad Aldo, al suo amore per le donne e alla loro bellezza e a tutti coloro che lavorano con passione…senza tempo e con cuore…

  • Area 1 - biografia (Area)

    Aveva solo 14 anni Aldo Coppola (1940-2013) quando andò a lavorare nella bottega del padre, non gli piaceva molto studiare e per lavare le teste doveva salire su uno sgabello. A 16 anni era già Maestro d’Arte e dieci anni dopo aprì il suo primo salone in Via Manzoni 14. Non aveva ancora una cliente, ma tante belle idee chiare in testa: impostare il negozio con spazi diversi, quindi via caschi e bigodini e reinventare il concetto di taglio e messa in piega. Se il primo va effettuato su capelli asciutti, la seconda sarà più naturale, se eseguita con le mani una spazzola e il phon. Quasi contemporaneamente, dopo una consulenza a Biki per una sfilata al Pitti (“Non avevo più forcine e mi mancavano 5 modelle!”), stilista di grido dell’epoca, scoppiò la passione e la curiosità per il mondo della moda, e le sue capacità creative-stilistiche non tardarono a farsi notare. Da lì ebbe inizio la collaborazione con i grandi stilisti del prêt-à-porter italiano e con i più famosi giornali e riviste dell’epoca. Le esperienze che maturò sui set, al fianco di grandissimi fotografi, non fecero altro che arricchire la sua professionalità. Carlo Orsi, Norman Parkinson, Gian Poalo Barbieri, Oliviero Toscani, Helmut Newton, Barry Lategan, Fabrizio Ferri, Giovanni Gastel e David Bailey valorizzarono l’estro delle sue acconciature, facendolo conoscere a Londra, Parigi e New York. Ecco cosa dice il grande Giovanni Gastel quando pensa ad Aldo: “Quello che mi colpì, quando lo incontrai per la prima volta a Cernobbio, fu la simpatia, la grande disponibilità e il suo senso dell’humour. Pochi minuti e la sua allegria ti contagiava. E la porto sempre con me quando lavoro, come lui mi ha insegnato a fare. ‘Perché bisogna essere felici di fare un lavoro che si ama’, ripeteva. Lui era già una leggenda. E io, che da ragazzo sono stato campione nazionale di tennis, ho capito una regola basica: quando giochi con un grande, giochi meglio. Lavorare con lui era così”. Seguirono, nel 1976, l’apertura di Piazza San Babila, nel 1979 il lancio della sua prima linea cosmetica omonima e l’anno successivo l’ideazione dell’Agency, primo service italiano che offrisse servizi e consulenza di make-over, di trucco e parrucco per usare il gergo degli addetti ai lavori del fashion world e della pubblicità. Produzioni, sfilate, campagne in Italia ma anche all’estero consacrarono Aldo Coppola come l’hair-stylist più creativo e innovatore del mondo, ad altissimo livello, come racconta Gian Paolo Barbieri, primo grande fotografo esteta della moda italiana: “Pur essendo lontano, penso sempre ad Aldo, a come mi sarebbe ancora utile quando ho delle difficoltà a creare delle belle immagini. Uno degli ultimi lavori è stato quello per Vivienne Westwood con l’aiuto della super Anna Piaggi. Ci eravamo ispirati alle opere di Hans Holbein e Aldo fece dei capolavori assoluti sulle teste di Jerry Hall e Vivienne Westwood. In seguito creò le immagini di Veruska per la rivista tedesca ‘Die Zeit’”. Un altro grande incontro poi segnò la sua carriera e il suo estro, fu nel 1983 e nel 1986, con il gruppo L’Oréal. Molto più di una banale partnership, ma un vero e proprio sodalizio, proficuo sotto tutti i punti di vista. Lo testimoniano la fitta produzione di Calendari, Art-book e l’organizzazione di eventi e Show artistici (al Cosmoprof di Bologna e nel mondo), che attiravano anche 8.000-10.000 spettatori. Aldo era una star e la sua capacità di catalizzare l’interesse e muovere le folle era unica. Come dimenticare lo show nel 2012 al Palaisozaky di Torino sulle note di Bocelli? Non basterebbero mai gli aggettivi per “raccontarlo”. Semplicità è il primo. Come racconta Gian Paolo Barbieri: “Era di una semplicità estrema, non si è mai dato un tono, è sempre stato una persona ‘artista’ pur essendo un grande. Non mancava mai di sorprendermi. Arrivava sul set con delle bottiglie di lambrusco e del salame, che si procurava nella sua tenuta nell’Oltrepò Pavese, dove abitava. È sempre stato un artista vero e la verità è sempre bellezza”. Come lui nessuno mai. Generoso, passionale e testardo. Un papà molto severo ed esigente, dicono i figli. “Se la mamma è stata ed è il collante della famiglia, la casa, il rifugio, con papà non era semplice il confronto. Esigentissimo, di poche parole e tosto. L’ho scoperto lavorando con lui. A 16 anni mi ha messo al lavatesta e la gavetta è stata dura. Ho conquistato la sua considerazione dopo il contratto che portai a casa con L’Oréal e lo Show di Tokyo, durante il quale gli presentai Philippe Starck, allora ancora sconosciuto”, dice Aldo jr. Certo essere il figlio di chi ha fatto della sua professione un’arte non deve essere una passeggiata. Così come vivere accanto a questo vulcano di idee, lo testimonia Franca, che diventò sua moglie a soli 16 anni. “Eravamo due vulcani e condividevamo le stesse passioni: la famiglia e la campagna. I primi anni lo affiancavo in salone poi, con la nascita dei figli, mi sono dedicata alla nostra casa (a Casa Colombi, piccola frazione fra Broni e Stradella) nell’Oltrepò Pavese. Il nostro rifugio dove lui amava ricevere gli amici, condividere la passione dei cavalli e della buona cucina. Ha sempre preteso molto, da noi soprattutto. Cosa mi manca? Mi manca tutto di Aldo, non la sua impazienza, ma la sua risata e i suoi commenti quando cambiavo i connotati alla casa, spostando mobili e cambiando gli arredi”. Giusto per dare qualche pennellata dell’Aldo “privato”. “Un ospite squisito! Cucinava – come tutti i grandi creativi – benissimo”, mi racconta la direttrice di Glamour Cristina Lucchini. Il ricordo più bello di Franca? “Un viaggio in Madagascar, anche se, dopo una settimana che eravamo in giro, voleva tornare a casa. Gli mancava il lavoro”. Straordinario pensare cosa ha fatto e creato con i capelli. “Gli devo la mia convinzione che i capelli esistono per essere tagliati. Tutte le volte che le sue forbici si sono avvicinate ai miei, ho sentito un irrefrenabile impulso a farmeli tagliare il più possibile. Un vero piacere. Il dispiacere poi era dover aspettare che ricrescessero per poterli tagliare di nuovo”, ha detto Ariela Goggi, vice-direttore di “Vogue Italia”. Viaggiare, gli show e la new philosophy per i nuovi Atelier lo tenevano sempre in movimento. Difficile che non fosse sul pezzo! Riprogettare nuovi spazi per i nuovi Atelier del benessere e i saloni privé lo appassionarono e fino agli ultimi giorni della sua incredibile e ricchissima vita ha insegnato e ripartito consigli ai suoi ragazzi. The show must go on!

  • Franca sozzani (Area)

    Il più grande interprete italiano dell’hair style nel mondo. Un pioniere. Un rivoluzionario. Un talento creativo. La sua storia con “Vogue” è lunga. Ha iniziato nel ‘68, creando il coiffage per un servizio di Toni Kent. E poi ha continuato a collaborare con Vogue Italia lavorando con i più grandi fotografi del mondo: da David Bailey a Gian Paolo Barbieri, da Peter Lindbergh a Fabrizio Ferri. È stato uno dei primi a trasformare lo status del parrucchiere che, improvvisamente, diventa una star, parte integrante del fashion system. Basti pensare nel 1961 Biki lo invita a disegnare acconciature per le top model nelle sfilate. Aldo Coppola collabora con tutti i più grandi magazines, crea la propria linea di prodotti, disegna look di celebrities e dame della haute societé. Lavora con Armani, Valentino, Versace, Ferré, i suoi styling sono fotografati da Toscani ed Helmut Newton. Famoso per la sua eccezionale manualità (ha inventato tagli e colorazioni, come lo shatush) e per l’estro, la personalità, l’energia creativa. Una Leggenda e un Brand. “Vado da Aldo Coppola” vuol dire già tutto. Sai semplicemente che vai dal migliore che c’è. Uno Statement e (quasi) uno Status symbol. Sicuramente una Garanzia di qualità. Franca Sozzani 

  • Ringraziamenti (Area)

    STILE, CREATIVITÀ, SERVIZI, QUALITÀ, PROFESSIONALITÀ e ARTE.   Questi i pilastri della Company Aldo Coppola che continua a guardare avanti e ad esplorare nuovi territori, con l’obiettivo di fare proseliti e divulgare il suo know-how e la sua filosofia, per dare vita ancora a tanta nuova bellezza. Missione possibile perché ogni cosa viene seguita, insegnata e tramandata con lo stesso amore e lo stesso impegno. Perdonate il paragone e la licenza: c’è una frase di Madre Teresa di Calcutta, universalmente applicabile, che potrebbe essere di Aldo Coppola. “Importante non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo. Bisogna fare piccole cose con grande amore”. A mia madre, perchè senza di lei tutto questo non sarebbe mai successo.   GRAZIE A TUTTI COLORO CHE HANNO CONTRIBUITO A CREARE BELLEZZA:   A tutti i nostri stilisti, tutti i collaboratori e freelancer della Company family Aldo Coppola. A tutti i nostri franchising italiani ed esteri. FOTOGRAFI: Alex Chatelain, Alfa Castaldi, Andrea Buccella, Arthur Elgort, Avi Meroz,Barry Lategan, Carlo Orsi, David Bailey, Douglas Kirkland, Fabrizio Ferri, Ferdinando Scianna, Francesca Ripamonti, François Lamy, Gian Paolo Barbieri, Giovanni Gastel, Helmut Newton, Javier Vallhonrat, Jeanloup Sieff, Lorenzo Marcucci, Luca Babini, Norman Parkinson, Oliviero Toscani, Paco Navarro, Patrick Demarchelier, Pino Guidolotti, Renato Grignaschi. MODELLE e TESTIMONIAL: Anna Anderson, Carla Bruni, Carrè Otis, Catrinel Marlon, Charlize Theron, Claudia Schiffer, Cindy Crawford, Elenoire Casalegno, Elisabetta Canalis, Federica Fontana, Fernanda Lessa, Jerry Hall, Joyce, Julia Roberts, Kasia Smutniak, Kathy Quirk, Laura Chiatti, Laetitia Casta, Madalina Ghenea, Monica Bellucci, Paola Barale, Sharon Stone, Tatjana Patitz, Veruschka, Vivienne Westwood. A L’ORÉAL CHE HA COSTRUITO CON NOI TRENT’ANNI DI PASSIONE. UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE PER IL PREZIOSO AIUTO NEL CURARE QUEST’OPERA: Federica Coppola, Samantha Fontana, Antonietta Stoppani, Stefano Asnaghi, Giovanna Genta IDEAZIONE e PROGETTAZIONE DELLO SPAZIO Riccardo Lattuada PROGETTAZIONE GRAFICA Elisabetta Presotto TESTI a cura di Maria Vittoria Pozzi Regione Lombardia, ALLESTIMENTO ABS Group, INSTALLAZIONE VIDEO STS Communication, CREAZIONE VIDEO Moufactory, Redazione di VOGUE ITALIA 

  • Area 2 - patch frame (Area)

    Aldo Coppola, inteso come hair-guru ma anche come company, è stato il primo stylist ad avere un rapporto forte e continuativo con il mondo dei media, in tutte le sue infinite varianti, nello specifico con i magazine patinati, i giornali femminili, il marketing e la pubblicità. Un po’ perché la stampa, da subito, si occupò di questo enfant prodige ante-litteram che faceva già i capricci per non voler usare casco e bigodini, un po’ perché ad Aldo veniva molto naturale interagire con il mondo del fashion e lavorare sul set al fianco dei più grandi talenti della fotografia. Da Elgort a Oliviero Toscani e Gian Paolo Barbieri, passando per Peter Lindbergh, Helmut Newton e Fabrizio Ferri. Senza fine la sua collaborazione con “Vogue Italia”, e poi ancora “Elle”, “Cosmopolitan”, “Linea Italiana”. Diceva Franca Sozzani, direttore di “Vogue Italia”: “Aldo è stato uno dei primi, se non il primo, a trasformare lo status di parrucchiere. Lui è una star, una parte integrante del fashion system. Uno statement. Una garanzia di qualità. ‘Vado da Aldo Coppola’ vuol dire già tutto, che cioè vai dal migliore”. Il primo a collaborare con i più importanti magazine, a reinventare i look di personaggi famosi e celeb, ma anche con tutti i grandi della moda italiana: Giorgio Armani, Versace, Alberta Ferretti, Missoni, ma anche Dior e Chanel all’estero. Oggi sarebbe un importante influencer e non solo nel suo settore. Lui era inesauribile, lì nei backstage, dalle prime ore della mattina fino a défilé concluso, a ritoccare,cambiare, discutere sull’acconciatura direttamente con lo stilista, vedere cosa andava e cosa non funzionava. E intanto raccontava in anteprima a noi giornaliste beauty e fashion il nuovo, quello che sarebbe arrivato di fresco e innovativo. Magari stanco, con i capelli arruffati, ma sempre felice di essere stanco. A me, giovane praticante di “Glamour”, ripeteva: “È troppo bello fare un lavoro che ti appassiona”, e intanto assestava un colpo di forbici, rimodellava una frangia e ti dava una ricetta speciale dell’Oltrepò Pavese. Lui capiva tutto e subito, prima degli altri, come nel 1961, per la sua prima sfilata per Biki, capì quanto fosse importante l’ascolto, quindi la comunicazione. A 360°. Shooting di moda, sfilate, campagne e consulenze per branding, anno dopo anno, si moltiplicarono. Tanto che nel 1980 creò The Agency, un’agenzia di grandi professionisti per interagire con il mondo del fashion show, dei media, di eventi e produzioni. Per lui comunicare ed essere al centro del mondo erano linfa vitale. Persino nei suoi saloni si respirava un’atmosfera diversa, già nel primo di via Manzoni, nel 1966, che subito diventò un punto d’incontro. Frequentare quel salone significava far parte di una certa Milano che conta, non esibizionista e becera come quella che verrà poi negli anni Ottanta (quella da bere), ma una Milano che faceva già presagire grandi cambiamenti nel costume e nel lifestyle italiano. Ma, set fotografici e grandi eventi a parte, la voglia di raccontarsi al mondo di Aldo Coppola andò oltre, impossibile non citare gli artbook che realizzò con grandi fotografi, come quello dedicato a Carla Bruni, fotografata da Javier Vallhonrat, “un omaggio alle donne!”, gli piaceva ripetere. Numerosi e variegati anche i calendari che firmò come co-partner con il gruppo L’Oréal, piccoli grandi capolavori dal 1987 al 2010 in cui Aldo lasciava la sua creatività a briglie sciolte. Visioni beauty e di orizzonti femminili quasi irraggiungibili, che raccontavano contenuti e ridisegnavano stereotipi precisi di diversi modi di essere donna. Un modo di comunicare inedito e alternativo, che nessuno mai aveva sperimentato prima. Da Milano, centro esatto di un’Europa ancora divisa in due, la sua fama volò, diventando un punto di riferimento del beauty internazionale, all over the world. Tanto che nemmeno ai mondiali di calcio perse l’occasione per farsi conoscere: in 6 ore cura il make-over, insieme al suo team, delle 196 modelle che sfileranno per la memorabile cerimonia di apertura di Italia 90. 

  • Area 4 - portraits (Area)

    La sezione dedicata ai ritratti è una fra le più spettacolari: una galleria infinita di bellezza, anzi di bellezze. Ma quanto possono essere davvero belle le donne quando se ne coglie l’essenza? Tantissimo e non succede sempre, si verifica grazie a una magica alchimia fra modella, image maker e fotografo. Gian Paolo Barbieri, Fabrizio Ferri, Giovanni Gastel e Oliviero Toscani sono solo alcune delle eccellenze con cui ha collaborato Aldo Coppola. Lui, che pettinava star e celeb con la stessa frenetica passione e tranquilla concentrazione con cui pettinava la moglie del commendatore, si raccomandava sempre: “Cerca di non tradirti mai, sii te stessa”. Viveva in mezzo alle belle donne: le trasformava, le arruffava, le provocava, le strapazzava e, sempre con garbo e con occhio critico, le “giudicava”; ma solo per tirar fuori il meglio di ciascuna di loro. Questi ritratti, infatti, rapiscono l’attenzione perché non colgono mai solo e semplicemente l’attimo, ma anche il prima (quindi il vissuto) e il dopo (i progetti futuri): come se avessero rubato un pezzetto di anima alle protagoniste. Sembra la storia de Il ritratto di Dorian Grey al contrario: nessuna immagine sembra datata. Compendio di uno straordinario lavoro di équipe, è incalcolabile il contributo professionale e umano che ha dato alla moda e a un sacco di persone. È ancora più incalcolabile come questa eredità continui a essere esempio di professionalità nel mondo del marketing e della comunicazione. Lo si sperimenta frequentando i suoi saloni e diventa ancora più tangibile se si pensa all’Agency Aldo Coppola, una fucina di idee nel mondo del fashion che elabora strategie branding e di comunicazione. Fu il primo vero e autentico image maker italiano. Oggi lo vedrei condurre un talent o giurato di American Next Top Model. “Mi ricordo Monica Bellucci che si presentò ad accompagnare un’amica per uno show di Aldo. Lui la notò e le disse ‘Tu devi fare la modella’, chiamò me e Oliviero Toscani: due mesi dopo era la cover girl di ‘Elle’. Tatiana Patitz, Christy Turlington, Cindy Crawford, Nadege e Jasmine, tutte ragazze in gamba, con le quali era un piacere lavorare. Interagivano, seguivano le sue direttive e non se la tiravano. Mai”, dice la figlia Monica, che ha dei bellissimi ricordi di Sharon Stone, Julia Roberts e Charlize Theron. “Più sono star, più ho trovato grande disponibilità”, conclude. Qui non solo sono tutte bellissime: le modelle non sono più solo modelle, le attrici non sono più attrici. Tutte indistintamente diventano degli archetipi di bellezza, con un’allure incalcolabile, che le avvolge, vedi la dirompente bellezza di Madalina Ghenea o la meravigliosa vastità dello sguardo di Kasia Smutniak. Mai un contrattempo sul set, un piccolo incidente di percorso durante queste produzioni importanti. “Solo qualche phon che saltava nei back-stage”, ricordano dei collaboratori. Quale il mistero di cotanta bellezza? E quante bellezze possono albergare in una donna? Lui preferiva di gran lunga questo ultimo passaggio, da farne il filo conduttore del suo operato. Adorava alcune modelle, come Marpessa e Linda Evangelista, proprio per la loro grande capacità di trasformarsi in altro, pardon, in altre. Ha lasciato un’eredità preziosa anche a chi lavorava a stretto contato con lui, come racconta Riccardo Cioni: “Aldo sorprende perché ti fa sedere accanto a lui e ti senti come un suo discepolo, ma lui non si crede Dio e sorprende perché il suo talento è un messaggio di bellezza interiore, comprensibile da tutti”. Le sue visioni e il suo sentire sono ben espresse dalla stilista Chiara Boni: “Ho delle istantanee in testa, in cui lo vedo sempre al lavoro, devoto alla missione della bellezza. Ho ammirato Aldo mentre si dedicava alle sue clienti per tutta la vita con la stessa passione, impegnato costantemente e rendere ciascuna speciale con un invidiabile entusiasmo e una febbrile volontà di rinnovamento. La capacità che aveva, giorno dopo giorno, di offrire il suo talento senza riserve ha fatto di lui il sensibile artista che tutti conosciamo e un prezioso amico. Il mio affetto storico mantiene intatta la piega”. 

  • Area 5 - infusion (Area)

    Non c’è arte se non c’è mestiere. E mestiere significa anche essere aggiornati sul front row della ricerca e dell’innovazione tecnologica di cosmetici e trattamenti. Quello che il mondo dell’hair dressing ha conosciuto grazie all’intuizione e alla sensibilità di Aldo Coppola è stato a dir poco straordinario. Per la prima volta si è parlato di “naturale”, concetto che oggi sembra banale, ma 40 anni fa non lo era affatto. “Una delle immagini più belle di una donna è quando guarda il tramonto e c’è un po’ di vento fra i capelli…”, ripeteva. Amava la natura forse più di qualsiasi altra cosa e nella natura, nello specifico nella tenuta nell’Oltrepò Pavese, amava rifugiarsi, vicino alla sua adorata Franca, che aveva sposato a 22 anni. Lei ne aveva 16. Aldo è stato il profeta del naturale in tutte le sue infinite sfaccettature, quindi nell’asciugatura dei capelli, nell’esecuzione del brushing, nel risultato finale e, last but not least, nella scelta di prodotti performanti e mai aggressivi, meglio se a basso impatto ambientale. Da queste linee guida scaturì infatti la partnership con L’Oréal. Il primo cambiamento arriva subito negli anni Ottanta. “A Milano erano tutte bionde e Aldo non le sopportava più. Così, dopo vari esperimenti con le ortiche, con intrugli a base di cipolle, terre, erbe e yogurt, sperimentazioni di miscele con il fratello Antonio, si arrivò alla messa a punto del mitico henné, che subito propose alle clienti top. Così nacque il rosso Coppola”, ricorda Monica. Voilà la prima tinta Nature per eccellenza: l’henné riveduto e corretto, cioè mixato ad erbe naturali, mallo di noce, oli vegetali (non d’oliva, perché composto da macro-molecole che non penetrano nel capello) e yogurt. Risultato? Colore e riflessi più naturali, che non compromettono la buona salute di lunghezze e cute. Lo step successivo della scuola di pensiero Nature fu a metà degli anni Novanta circa. L’intuizione arrivò alle Maldive, durante uno shooting con dei bambini. “Com’è che non riusciamo a ricreare quell’effetto del sole sui capelli?”, poi la folgorazione: “riprendere in geometria differente una tecnica che già aveva creato nel 1973, ovvero lavorare la schiaritura cotonando il capello in verticale, proprio come cade il sole sulla testa!”. E così fu. Il nome? L’idea arrivò dalla trama delle sciarpe shatush che sono come una ragnatela fitta fitta. E ancora oggi Shatush è non solo un preciso metodo di colorazione innovativa, ma il nickname di un tipo di tintura trendy e non invasiva. Raggiunse un livello di popolarità talmente ampio che Aldo jr. pensò, nel 2001, di brandizzarlo e trasformarlo in una linea tricologica specifica, distribuita oggi negli Atelier Aldo Coppola e nei saloni Go Coppola. Sempre nel rispetto del capello, negli anni Novanta, Aldo, assieme a Stefano Lorenzi (suo socio nell’Atelier in Manzoni e Direttore artistico in Accademia), inventò altre interessanti tecniche di colorazione come Miami e Sombrero, così denominate proprio perché, per la messa in posa, si utilizza un copricapo a tesa larga, da dove fuoriescono solo le punte. L’effetto finale è quello di una lunga vacanza trascorsa al mare: riflessi di luce dorati e sfumati solo sulla parte terminale dei capelli. Il successo fu tale che L’Oréal decise di divulgare e democratizzare tecnica e formula in tutto il mondo. La voglia continua di rinnovamento e di ricerca, unita allo studio di formule uniche ma sempre coerenti al brand, ha portato un’altra grande novità negli Atelier Aldo Coppola: Infusion, un inedito riflessante naturale per i capelli. Ideato da Stefano Lorenzi nel 2013, e perfezionato nei laboratori partner Aldo Coppola, è un concentrato naturale di erbe lavorate come il vino e di componenti vegetali organici che dona alla fibra capillare forza e luminosità. Pratico, veloce e naturale al 100%, si usa per riflessare i capelli bianchi, virandoli al rosso, al biondo e al castano dorato. Un’idea che ha dato spunto a una nuova, esclusiva formulazione di erbe unite a henné e aminoacidi, che proprio quest’anno verrà lanciata in tutti gli atelier con il nome di Infusion Aldo Coppola. Un trattamento che ancora una volta ha rivoluzionato la gestualità del color-care, regalando alle donne un’irresistibile serie di armonie per riaccendere il loro charme e ha semplificato la beauty routine, conferendo ai capelli un elemento inconfondibile di stile e personalità. Dal passato al futuro, mantenendo vive le proprie radici… 

  • Area 6 - ispirante (Area)

    Se Aldo Coppola è diventato un punto di riferimento nel mondo del beauty e dell’immagine internazionale, lo si deve alla sua collaborazione con i migliori stilisti del fashion system, con i più quotati fotografi e i più importanti magazine patinati, al suo prezioso contributo per sfilate e campagne pubblicitarie, ma non solo. Lo si deve soprattutto alla sua intraprendenza a iniziare percorsi mai battuti. Come la produzione di preziosissimi Artbook e di Calendari che hanno coronato la sua partnership con il gruppo L’Oréal. Produzioni con un obiettivo preciso: lasciare galoppare la creatività e fare in modo che concetto e ricerca del bello non rimanessero astratti, ma diventassero dei veri contenuti. La fortuna di poter concretizzare questi progetti è stato incontrare manager di grandissimo valore come il Dott. Galli e il Dott. Chiusano, allora Direttore generale L’Oréal. Manager che hanno sempre investito sulla ricerca del bello e sulla cultura creativa, facendone un must per poter elevare ancor di più l’hair-styling. Così si celebrò nel 1986 il “matrimonio” Aldo Coppola-L’Oréal, da dove scaturirono eventi, progetti e libri dai contenuti elevatissimi. Magnifici e di valore sotto tutti i punti di vista. Indimenticabili. Ed ecco che i capelli, trattati sempre come materia viva, creavano e creano, grazie alle visioni di Aldo e di sua figlia Monica, di Stefano, Adalberto e Mauro, un repertorio infinito di volumi nuovi, forme inesplorate e geometrie inedite. Ma come vi veniva l’idea per una nuova storia, per un tema o per una campagna? “Le ispirazioni erano tante: un film, una mostra, un viaggio o semplicemente un ‘sentire’ nell’aria qualcosa che stava cambiando. Di solito ero io che mi occupavo della ricerca. Ricordo, quando gli proposi il tema del riciclo, prima mi lanciò un’occhiataccia (modello: “sei matta?”), poi capiva subito al volo. Un’ora dopo, lui era già dentro la storia: Diva e Oasi di Fabrizio Ferri, l’effetto del C’era una volta e la Natura magica di Vallhonrat, il ghiaccio, cartoni animati, ho tanti bellissimi ricordi insieme”, dice sorridendo Monica. Mai un incidente, un intoppo? “Direi di no. Era come viaggiare al di là del tempo. Ricordo la fatica, era una maratona, e l’ansia cresceva per i tempi sempre stretti. Tutto doveva essere realizzato e prodotto in due giorni. Ma mio padre aveva l’intelligenza di far lavorare tutti, bene e tanto. Valorizzava il talento. E ce la facevamo…un bel team…”. Concretizzare una trama e raccontare una tendenza attraverso una story-board si trasformava e si trasforma anche oggi, in una nuova avventura verso forme di sperimentazione diverse. Anche Cristina Lucchini (direttore di Glamour), allora giovane fashion-editor, lo ricorda proprio su quei set insieme a Fabrizio Ferri: “Guardavo incantata le sue mani magiche che creavano con i capelli dei capolavori scultorei, visioni oniriche e fate superfashion. Rapido, sicuro, come solo i grandi sanno essere”. E come dimenticare la storia per l’Artbook con Carla Bruni, interprete di una donna-fumetto dalle mille identità, ironica e sofisticata, ma modernissima? Il rapporto con la moda stava cambiando e le donne ricercavano più leggerezza, ironia, gioco. “Voleva Carla Bruni a tutti i costi, perché era italiana, ma già famosa a livello internazionale, perché bella, ma non la più bella, avulsa dai classici stereotipi di bellezza femminile di quegli anni. Sofisticata, chic ma anche maschiaccia. Simpatica, alla mano, ma molto snob. Insomma, perfetta”. Aldo in salone con le clienti e Aldo sul set fotografico: cambiava? “Assolutamente no. Lui era lui. Umile da mettersi sempre in discussione, esigente, perfezionista. Non sopportava la non professionalità e nemmeno chi non era rispettoso e se la tirava. Pettinare Marpessa (ndr. top model degli anni Novanta) o la ‘sciura’ di via Borgonuovo era la stessa cosa. Era meglio averlo come Maestro che come padre. Aldo era un papà molto severo e più morbido con i suoi ragazzi del salone”, conclude Monica. La sperimentazione artistica che il team Aldo Coppola metteva in circolo con la produzione di libri d’arte e calendari (indimenticabile Twins di Oliviero Toscani) rinforzò l’immagine di Aldo come hair-artist nel mondo e potenziò i valori aziendali del brand. Tanto che premi e riconoscimenti non tardarono ad arrivare, come quando nel 1990 con il calendario Acqua vinse, per esempio, il premio come miglior espressione artistica internazionale. Il merito di Aldo, e di coloro che gli sono succeduti, è di aver creato con la forza, il coraggio e la passione, un’azienda, un brand forte che ancora oggi pulsa per creatività e idee, e che non si stanca di guardare al futuro con altri occhi e con altri progetti. Il brand continuerà a sposare i valori di arte, professionalità, eccellenza, design e benessere. 

  • Area 7 - colours (Area)

    Genialità significa personalizzare e raccontare, anche attraverso il proprio lavoro, lo scorrere di emozioni o semplicemente uno stato d’animo. E un vero artista dei capelli come Aldo Coppola non poteva non prescindere dall’elemento colore. Lo ha fatto soprattutto in occasione della realizzazione di Art books e calendari per L’Oréal, anticipando ancora una volta tendenze e modelli di estetica che oggi troverebbero grandi consensi fra le giovanissime. Ciocche rosa shocking, punte scalate in verde fluo e cotonature bluette, infatti, piacerebbero molto alle Millennials che, alla ricerca instancabile di una propria individualità, puntano sempre su accessori e colpi di luce coloratissimi. Insomma, quello che Aldo realizzò in tempi non sospetti, negli anni Novanta fino al 2010 assieme alla figlia Monica (suo braccio destro e valida collaboratrice artistica), per i calendari L’Oréal è oggi di estrema attualità. Basti ricordare alcune edizioni realizzate insieme al fotografo Fabrizio Ferri come Future Portraits del 1998 o No Time del 2000, dove l’artista-stilista-parrucchiere, grazie all’impiego inedito di tonalità accese, plasma la materia capello in maniera quasi taumaturgica. Non a caso l’hair-stylist spesso ripeteva: “La coiffure è sempre qualcosa che sta tra arte e magia. Qualcosa che nasce sulla punta delle dita”. Non stupisce, infatti, che alcune acconciature sembrino scaturite da pennellate quasi plastiche di colori primari e non. Senza contare che la scelta di toni cromatici forti non solo carica d’impatto emotivo l’immagine, ma invita l’interlocutore verso una nuova ricerca stilistica. Verrebbe da dire prima di ogni altra cosa: vero fermento creativo. Ma, tornando alla palette dei colori, in queste immagini si incontra il blu, preferito dai pittori di quasi tutti le correnti artistiche del ‘900, addirittura qui il Blu Klein, quell’oltremare saturo e luminosissimo inventato appunto da Yves Klein. C’è un accesissimo rosso, non pervenuto in natura, che si estremizza divenendo un bouquet di fiori fra i capelli. C’è tutta la sacralità dell’oro, cromia cara a Gustav Klimt, e il narcisismo dell’argento, tono prescelto da Andy Warhol per la sua Silver Factory. Dai colori agli effetti speciali, dove la texture dei capelli si trasforma in altra materia o sembra illuminata dall’interno. “Erano gli anni della moda giapponese di Yamamoto e Miyake e le linee guida di Aldo erano: trattate i capelli come se fossero delle forme astratte. Il concept era creare immagini forti, come se fossero delle visioni surreali e il tocco color diventava il mezzo per ottenere queste straordinarie acconciature che vestivano come un abito couture”, dice Adalberto Vanoni, oggi direttore artistico dell’Accademia. Costruire una nuova idea di bellezza era nell’indole di Aldo Coppola, come la febbrile voglia di ricerca e innovazione, che significava per lui non fermarsi e non smettere mai di sperimentare la propria creatività. “Esigente e perfezionista – lo ricorda la figlia – ma anche un puro e con un’inesauribile carica di energia”. Le sue visioni non rimanevano banalmente un concetto astratto, quindi, ma diventavano stimoli interessanti, un inizio di qualcosa di inesplorato su cui lavorare. “Mi ispira la possibilità di mettere sempre a confronto sogno e realtà”, diceva, anche se non gli piaceva affatto essere chiamato Maestro e nemmeno essere definito artista: “Gli acconciatori devono creare forza, unione e compattezza e smetterla con la storia dell’artista. L’artista era Leonardo. Preferisco definirmi un angelo venuto dal cielo per prendermi cura dei capelli delle donne e regalare loro una chioma e un’immagine unica e irresistibile”. Di estro e genialità però ce n’era da vendere e Aldo ebbe, non a caso, premi e riconoscimenti da tutto il mondo. L’uso sperimentale dei colori, soprattutto naturali, diventò una sua cifra stilistica in salone e non, al punto che entrò tecnicamente a far parte dei suoi trattamenti più celebri e nel cuore delle formule più innovative dell’omonima linea cosmetica. 

  • Area 8 - onda (Area)

    Come il greige per Giorgio Armani, il rosso per Valentino e il tuxedo per Yves Saint Laurent, le onde sono la cifra stilistica degli atelier Aldo Coppola. Extra-long, minimal, lisci e sottili, o ricci e molto corposi, tutte le categorie capillari possono essere soggette a moto ondulatorio. Le onde sono come la firma dell’artista, che autentica l’originalità e la non duplicabilità dell’opera, e mai virtuosismo tricologico fu così importante per la messa in scena di un così meraviglioso universo creativo. Tutto da esplorare e da riscoprire. “Le onde raccontano la sua anima. Aldo, apparentemente così maschio alfa, aveva in realtà un’anima morbida e ondulatoria. La sua spiccata sensibilità deriva dal suo io femminile. Ecco perché le donne lo adoravano. Lui le ‘leggeva’ e le ‘trasformava’…”. Impomatate alla garçonne, in movimento sulle lunghezze over o scolpite sulle teste raccolte, le onde entrano nel repertorio dell’hair-dresser con un imprinting estetico superchic. Non è un caso, infatti, che Aldo inventò, nel 1983, una tecnica di taglio a loro dedicata, che sapesse poi valorizzare e perfezionare l‘ondulazione dopo l’asciugatura a mano, senza ovviamente l’utilizzo di alcuna spazzola. E subito dopo studia persino una permanente che realizza con la messa in posa di tubi di plastica. Onde forever. Un leitmotiv che, rimanendo sempre sé stesso, cambia attraverso le epoche: impertinenti come negli anni Trenta, fatali negli anni Quaranta, ambigue negli anni Cinquanta e decisamente bon ton durante gli anni Sessanta. Aldo amava indistintamente tutte le versioni e le faceva subito sue, rendendole modernissime, contemporanee. Lo si nota proprio scorrendo con lo sguardo queste immagini: onde limited edition di varia foggia e misura. Non ce n’è una uguale all’altra e ognuna veste perfettamente la personalità di questo variegato universo femminile: attrici, top model. Comunque donne. Cristallizzate, più o meno composte, scolpite, minuscole o macro, per tutte il comune denominatore è ancora una volta la naturalezza. Come se la loro missione fosse: valorizzare qualsiasi tipo di viso. Una vera e propria lezione di haute coiffure. Se, per cambiare abito e make-up basta una manciata di minuti, non è lo stesso con un taglio o un’acconciatura costruita su moti ondulatori. I capelli riprendono forma e volume e diventano espressione di una più composta eleganza, con il desiderio di un ritorno alla vera pettinatura, al puro coiffage che non è mai seriale. Qui si leggono talento, tecnica, professionalità, e soprattutto tanta passione. C’è chi ha detto che le onde sono la metafora della sua personalità. Niente di più vero. Aldo era energia, movimento, detestava la staticità, il non mettersi mai in discussione. Intelligente, curioso, studioso (“detestavo la scuola, ma non l’imparare”), fine osservatore, sapeva vedere nel futuro e, nello stesso tempo, era capace di concretizzare il presente. L’unico, forse, grande interprete che è riuscito negli anni a tenere testa a l’école francese di acconciatori e a conquistare una fama internazionale. Giustamente se ne vantava e aveva ragione: “Il mio più grande orgoglio? Essere riuscito a far apprezzare il Made in Italy nel mondo anche per quanto riguarda il mio settore”. 

  • Area 9 - rottura del... ... (Area)

    Cosa si può dire di un giovanissimo parrucchiere che, nella Milano perbenista del 1967, decise di eseguire tagli scalati su capelli asciutti? E, non contento, mise alla gogna la tradizionale asciugatura con i bigodini e i tempi di “cottura” sotto il casco? Che piaccia o no, il taglio di Aldo Coppola non tardò a diventare un vero e proprio statement mai cristallizzato e sempre sorprendentemente in movimento. Mai uguale e mai omologato. Molto del suo successo fu la sua innata capacità di trovare subito ciò che si adattava a ogni donna. “Lui guardava e in pochi secondi aveva già capito le proporzioni, la natura delle ciocche e dove doveva riposizionare volumi e movimenti”. Infittendosi anche la collaborazione con giornali prestigiosi e stilisti in ascesa, Aldo era un continuo laboratorio di idee e i suoi colpi di forbice, stagione dopo stagione, diventavano sempre più celebri e richiesti. Prima di altri aveva capito che le esigenze della donna erano cambiate e, mentre la moda era ancora un concetto astratto, lui stava già cavalcando la rivoluzione del costume e ridisegnando una nuova estetica, più sintonizzata con i tempi. Interessante e proficua, in particolare, fu la collaborazione con Giorgio Armani, che Aldo ha sempre stimato. Affascinato dalla visione del bello del Maestro Giorgio, l’hair-guru creò un’infinità di tagli e acconciature: minimal, design, à la garçonne. Stima ovviamente ricambiata a prescindere dal coté professionale. Di lui Giorgio Armani ha detto: “Era una persona con la quale mi sentivo in profonda sintonia. Condividevo il senso di bellezza e di valore per il lavoro e la professionalità. È stato un vero amico, oltre che un punto di riferimento professionale sicuro”. Le lunghe ciocche a basetta, le frange non frange che diventavano ciuffi, le frastagliate scalature nei punti strategici, le micro-virgole che scandivano i lineamenti, i volumi sulla nuca e le primissime rasature… Tanta roba. Talmente tanta da dare vita, nel 1994 a Milano, a un’Accademia per trasmettere il proprio sapere. Un luogo dove condividere, grazie anche al prezioso lavoro dei suoi più stretti collaboratori, il bagaglio esperienziale e tutto il proprio know-how.   Un sistema per forgiare professionisti qualificati e dare loro la possibilità di un trampolino di lancio verso un vero Atelier Aldo Coppola. Una modalità seria per creare il sistema di Franchising By Coppola. “Una volta Aldo, tornando dal Cosmoprof, dimenticò un paio di forbici nella mia macchina. Le restituii con un biglietto: le ho provate, ma con me non funzionano. Avevo sperato fossero magiche”, ha raccontato Marco Vasario, direttore generale L’Oréal. In effetti pochi colpi di forbice, ben assestati, e le clienti, che poco prima entravano nel suo Atelier, uscivano galvanizzate nell’ego e non. Intuitivo, avvenente e con un bella carica di sex appeal, “Ha sprovincializzato un mestiere, rendendo il parrucchiere un guru importante dell’immagine. Era poi un bell’uomo, quindi diventava un piacere affidarsi alla sua esperienza e mettersi nelle sue mani. Gratificava il tuo desiderio di vederti più bella, ma soprattutto più femminile e affascinante”, dice Marina Moretti di “Marie Claire Italia”. Pochi minuti sotto le sue mani e ci si sentiva come per magia una top model, un po’ come le sue amiche che top model lo erano davvero. Lui non faceva distinguo. Fra tanti virtuosismi e differenti tipi di taglio, passò alla storia il Crochet, una nuova geometria di taglio che rompeva con il passato e con le classiche linee. Fu concepito durante la realizzazione del calendario Acqua a Pantelleria. La tecnica permetteva di effettuare tagli più veloci e con volumi mai visti prima. L’effetto finale era naturalissimo, of course, e molto più duraturo. Mentre capelli e acconciature si fondono sempre più con la moda, negli anni a seguire si sviluppano nuove tecniche di taglio. Fra il 2010 e il 2013 si ricorderanno i tagli Torchon, Apache e Dandy. Monica, poco dopo, sperimenterà il taglio Sound Cut, che ridisegna nuove forme, rimanendo fedele al coté naturale. E ancora l’Art director Stefano Lorenzi, per realizzare favolose cotonature ed altrettanto sofisticate acconciature, presenterà Ghost, le prime forbici al mondo che non tagliano ma che creano nuovi volumi, facendo in modo che ogni singolo dettaglio diventi non solo un semplice accorgimento tecnico, ma soprattutto determinante per l’outfit. Aldo Coppola incarna la vera rivoluzione del taglio, le sue rotture geometriche (anche con il passato) hanno creato nuove forme e dimensioni, e le basi sulle quali oggi si ispirano gli stilisti dei saloni Coppola, primi fra tutti la figlia Monica e Stefano Lorenzi. 

  • Area 10 - guardando... ... (Area)

    Spunti, ispirazioni e citazioni. Una delle passioni di Aldo e Monica, oltre alla natura, è stato viaggiare. Poco per piacere, ma soprattutto per realizzare shooting di calendari e servizi moda. Hanno conosciuto culture e tradizioni di terre lontane e, dall’Asia all’Africa, hanno scandagliato i rituali di bellezza delle donne di tantissimi paesi. Contaminazioni di stili che saltano subito all’occhio sfogliando i calendari realizzati con L’Oréal. I suoi compagni di avventura preferiti? Oliviero Toscani, che ricordandolo ha scritto: “Abbiamo viaggiato insieme e abbiamo visitato i posti più belli del mondo dividendo i nostri vizi, le nostre passioni e le nostre cazzate. Ridevamo sempre come quando eravamo ragazzi. Io figlio del fotografo di Corso Como e lui figlio del parrucchiere di Via Borsieri. Ci è capitato persino di dormire insieme!”. Solido e produttivo il sodalizio con Fabrizio Ferri, con il quale ha creato 13 magnifici calendari e libri d’arte, sempre per l’Oréal, da World del 1990 a Oasi del 1995, opere indimenticabili e oggi ancora molto contemporanee. Merita inoltre una menzione speciale l’impresa per realizzare un altro calendario d’arte L’Oréal, Nanufer, con il fotografo Barry Lategan e la preziosa consulenza di Lucia Raffaelli, mitica e instancabile fashion director di “Vogue Italia”. Esperienze tutte che hanno arricchito la sua creatività e il gusto di tante generazioni a venire, con una serie di acconciature etno-tribali, caratterizzate da inserimenti di pennellate di colore e dettagli afro fra le chiome accostate a variegati motivi decor, come inserimenti di fettucce, catenine e gioielli. Sembrerebbe l’Africa il continente prediletto: c’è la donna masai del Kenya e la berbera in Marocco, vedi dreadlocks, treccine più o meno aderenti alla testa, ciocche lavorate con henné e polveri colorate trattenute da fermagli di gusto etnico, proprio come suggeriscono stili e costumi di paesi esotici. Guarda caso sarà proprio ribattezzato Masai il nuovo sistema di taglio + colorazione che inventò nel 2001, stravolgendo ancora una volta i protocolli di taglio più tradizionali. L’obiettivo era permettere al parrucchiere di esprimersi al meglio sul fronte di forme creative più bizzarre. Sì, viaggiare! Ma anche nel tempo con produzioni televisive come lo show Donne sotto le stelle nel 2003, in partnership con l’Oréal, dove l’arte di Aldo fu protagonista di una sfilata dedicata esclusivamente alle sue acconciature. Senza contare gli innumerevoli show around the world per gli addetti ai lavori, si ricordano Tokyo, Buenos Aires e, ancora negli anni Novanta, Caracas, New York, Parigi. Successi senza precedenti nella storia mondiale della coiffure, che ebbero seguito con l’avviamento di saloni in vari paesi. Il primo Atelier apre a Montecarlo nel 1994, poi a Mosca nel 1995 (oggi se ne contano 12 e 10 punti franchising). All’inizio del 2002 è la volta di Tokyo, Kiev e Odessa. Anche se il vero giro del mondo lo fa in occasione del centenario di L’Oréal a Parigi (unico italiano nella storia francese dell’azienda a presenziare nel ghota parigino) davanti a 8000 persone provenienti da 78 paesi differenti: riscuoterà una standing ovation di 15 minuti. Duplica il successo nella sede di Milano, prima di conquistare Londra, piazza non facile per l’hair-dressing di tendenza. Segue la Svizzera e, storia più recente, l’espansione negli Emirati Arabi. Gli scenari cambiano, ma i mondi da esplorare sembrano non finire mai. E tanto è stato costruito grazie alla passione, alla professionalità, alla dedizione e alla creatività della figlia Monica e di tutti i suoi soci. Ma non solo: tutti coloro che trasferiscono know how in Accademia e in giro per il mondo, che seguono sfilate e servizi fotografici con la stessa passione di Aldo e, last but not least, grazie alla visione imprenditoriale del figlio Aldo Coppola jr., che dal 1986 sviluppa l’azienda e diffonde il brand oltralpe. E non solo: “Ci concentreremo quest’anno su Jeddah, Doha e Dubai, poi ancora in Europa con Barcellona, Istanbul, Praga e Budapest, prima di volare oltreoceano a Miami”. Chi si ferma è perduto. Parallelamente agli Atelier in giro per il mondo, sono previsti: un ampliamento dell’Accademia, la creazione di un campus dove si formeranno nuovi professionisti, e una nuova rete di distribuzione dei prodotti di lusso Aldo Coppola. C’è ancora tanto da fare… 

  • Area 1 - biografia (Area)

    Aveva solo 14 anni Aldo Coppola (1940-2013) quando andò a lavorare nella bottega del padre, non gli piaceva molto studiare e per lavare le teste doveva salire su uno sgabello. A 16 anni era già Maestro d’Arte e dieci anni dopo aprì il suo primo salone in Via Manzoni 14. Non aveva ancora una cliente, ma tante belle idee chiare in testa: impostare il negozio con spazi diversi, quindi via caschi e bigodini e reinventare il concetto di taglio e messa in piega. Se il primo va effettuato su capelli asciutti, la seconda sarà più naturale, se eseguita con le mani una spazzola e il phon. Quasi contemporaneamente, dopo una consulenza a Biki per una sfilata al Pitti (“Non avevo più forcine e mi mancavano 5 modelle!”), stilista di grido dell’epoca, scoppiò la passione e la curiosità per il mondo della moda, e le sue capacità creative-stilistiche non tardarono a farsi notare. Da lì ebbe inizio la collaborazione con i grandi stilisti del prêt-à-porter italiano e con i più famosi giornali e riviste dell’epoca. Le esperienze che maturò sui set, al fianco di grandissimi fotografi, non fecero altro che arricchire la sua professionalità. Carlo Orsi, Norman Parkinson, Gian Poalo Barbieri, Oliviero Toscani, Helmut Newton, Barry Lategan, Fabrizio Ferri, Giovanni Gastel e David Bailey valorizzarono l’estro delle sue acconciature, facendolo conoscere a Londra, Parigi e New York. Ecco cosa dice il grande Giovanni Gastel quando pensa ad Aldo: “Quello che mi colpì, quando lo incontrai per la prima volta a Cernobbio, fu la simpatia, la grande disponibilità e il suo senso dell’humour. Pochi minuti e la sua allegria ti contagiava. E la porto sempre con me quando lavoro, come lui mi ha insegnato a fare. ‘Perché bisogna essere felici di fare un lavoro che si ama’, ripeteva. Lui era già una leggenda. E io, che da ragazzo sono stato campione nazionale di tennis, ho capito una regola basica: quando giochi con un grande, giochi meglio. Lavorare con lui era così”. Seguirono, nel 1976, l’apertura di Piazza San Babila, nel 1979 il lancio della sua prima linea cosmetica omonima e l’anno successivo l’ideazione dell’Agency, primo service italiano che offrisse servizi e consulenza di make-over, di trucco e parrucco per usare il gergo degli addetti ai lavori del fashion world e della pubblicità. Produzioni, sfilate, campagne in Italia ma anche all’estero consacrarono Aldo Coppola come l’hair-stylist più creativo e innovatore del mondo, ad altissimo livello, come racconta Gian Paolo Barbieri, primo grande fotografo esteta della moda italiana: “Pur essendo lontano, penso sempre ad Aldo, a come mi sarebbe ancora utile quando ho delle difficoltà a creare delle belle immagini. Uno degli ultimi lavori è stato quello per Vivienne Westwood con l’aiuto della super Anna Piaggi. Ci eravamo ispirati alle opere di Hans Holbein e Aldo fece dei capolavori assoluti sulle teste di Jerry Hall e Vivienne Westwood. In seguito creò le immagini di Veruska per la rivista tedesca ‘Die Zeit’”. Un altro grande incontro poi segnò la sua carriera e il suo estro, fu nel 1983 e nel 1986, con il gruppo L’Oréal. Molto più di una banale partnership, ma un vero e proprio sodalizio, proficuo sotto tutti i punti di vista. Lo testimoniano la fitta produzione di Calendari, Art-book e l’organizzazione di eventi e Show artistici (al Cosmoprof di Bologna e nel mondo), che attiravano anche 8.000-10.000 spettatori. Aldo era una star e la sua capacità di catalizzare l’interesse e muovere le folle era unica. Come dimenticare lo show nel 2012 al Palaisozaky di Torino sulle note di Bocelli? Non basterebbero mai gli aggettivi per “raccontarlo”. Semplicità è il primo. Come racconta Gian Paolo Barbieri: “Era di una semplicità estrema, non si è mai dato un tono, è sempre stato una persona ‘artista’ pur essendo un grande. Non mancava mai di sorprendermi. Arrivava sul set con delle bottiglie di lambrusco e del salame, che si procurava nella sua tenuta nell’Oltrepò Pavese, dove abitava. È sempre stato un artista vero e la verità è sempre bellezza”. Come lui nessuno mai. Generoso, passionale e testardo. Un papà molto severo ed esigente, dicono i figli. “Se la mamma è stata ed è il collante della famiglia, la casa, il rifugio, con papà non era semplice il confronto. Esigentissimo, di poche parole e tosto. L’ho scoperto lavorando con lui. A 16 anni mi ha messo al lavatesta e la gavetta è stata dura. Ho conquistato la sua considerazione dopo il contratto che portai a casa con L’Oréal e lo Show di Tokyo, durante il quale gli presentai Philippe Starck, allora ancora sconosciuto”, dice Aldo jr. Certo essere il figlio di chi ha fatto della sua professione un’arte non deve essere una passeggiata. Così come vivere accanto a questo vulcano di idee, lo testimonia Franca, che diventò sua moglie a soli 16 anni. “Eravamo due vulcani e condividevamo le stesse passioni: la famiglia e la campagna. I primi anni lo affiancavo in salone poi, con la nascita dei figli, mi sono dedicata alla nostra casa (a Casa Colombi, piccola frazione fra Broni e Stradella) nell’Oltrepò Pavese. Il nostro rifugio dove lui amava ricevere gli amici, condividere la passione dei cavalli e della buona cucina. Ha sempre preteso molto, da noi soprattutto. Cosa mi manca? Mi manca tutto di Aldo, non la sua impazienza, ma la sua risata e i suoi commenti quando cambiavo i connotati alla casa, spostando mobili e cambiando gli arredi”. Giusto per dare qualche pennellata dell’Aldo “privato”. “Un ospite squisito! Cucinava – come tutti i grandi creativi – benissimo”, mi racconta la direttrice di Glamour Cristina Lucchini. Il ricordo più bello di Franca? “Un viaggio in Madagascar, anche se, dopo una settimana che eravamo in giro, voleva tornare a casa. Gli mancava il lavoro”. Straordinario pensare cosa ha fatto e creato con i capelli. “Gli devo la mia convinzione che i capelli esistono per essere tagliati. Tutte le volte che le sue forbici si sono avvicinate ai miei, ho sentito un irrefrenabile impulso a farmeli tagliare il più possibile. Un vero piacere. Il dispiacere poi era dover aspettare che ricrescessero per poterli tagliare di nuovo”, ha detto Ariela Goggi, vice-direttore di “Vogue Italia”. Viaggiare, gli show e la new philosophy per i nuovi Atelier lo tenevano sempre in movimento. Difficile che non fosse sul pezzo! Riprogettare nuovi spazi per i nuovi Atelier del benessere e i saloni privé lo appassionarono e fino agli ultimi giorni della sua incredibile e ricchissima vita ha insegnato e ripartito consigli ai suoi ragazzi. The show must go on! 

  • Area 6- ispirante (Area)

    Se Aldo Coppola è diventato un punto di riferimento nel mondo del beauty e dell’immagine internazionale, lo si deve alla sua collaborazione con i migliori stilisti del fashion system, con i più quotati fotografi e i più importanti magazine patinati, al suo prezioso contributo per sfilate e campagne pubblicitarie, ma non solo. Lo si deve soprattutto alla sua intraprendenza a iniziare percorsi mai battuti. Come la produzione di preziosissimi Artbook e di Calendari che hanno coronato la sua partnership con il gruppo L’Oréal. Produzioni con un obiettivo preciso: lasciare galoppare la creatività e fare in modo che concetto e ricerca del bello non rimanessero astratti, ma diventassero dei veri contenuti. La fortuna di poter concretizzare questi progetti è stato incontrare manager di grandissimo valore come il Dott. Galli e il Dott. Chiusano, allora Direttore generale L’Oréal. Manager che hanno sempre investito sulla ricerca del bello e sulla cultura creativa, facendone un must per poter elevare ancor di più l’hair-styling. Così si celebrò nel 1986 il “matrimonio” Aldo Coppola-L’Oréal, da dove scaturirono eventi, progetti e libri dai contenuti elevatissimi. Magnifici e di valore sotto tutti i punti di vista. Indimenticabili. Ed ecco che i capelli, trattati sempre come materia viva, creavano e creano, grazie alle visioni di Aldo e di sua figlia Monica, di Stefano, Adalberto e Mauro, un repertorio infinito di volumi nuovi, forme inesplorate e geometrie inedite. Ma come vi veniva l’idea per una nuova storia, per un tema o per una campagna? “Le ispirazioni erano tante: un film, una mostra, un viaggio o semplicemente un ‘sentire’ nell’aria qualcosa che stava cambiando. Di solito ero io che mi occupavo della ricerca. Ricordo, quando gli proposi il tema del riciclo, prima mi lanciò un’occhiataccia (modello: “sei matta?”), poi capiva subito al volo. Un’ora dopo, lui era già dentro la storia: Diva e Oasi di Fabrizio Ferri, l’effetto del C’era una volta e la Natura magica di Vallhonrat, il ghiaccio, cartoni animati, ho tanti bellissimi ricordi insieme”, dice sorridendo Monica. Mai un incidente, un intoppo? “Direi di no. Era come viaggiare al di là del tempo. Ricordo la fatica, era una maratona, e l’ansia cresceva per i tempi sempre stretti. Tutto doveva essere realizzato e prodotto in due giorni. Ma mio padre aveva l’intelligenza di far lavorare tutti, bene e tanto. Valorizzava il talento. E ce la facevamo…un bel team…”. Concretizzare una trama e raccontare una tendenza attraverso una story-board si trasformava e si trasforma anche oggi, in una nuova avventura verso forme di sperimentazione diverse. Anche Cristina Lucchini (direttore di Glamour), allora giovane fashion-editor, lo ricorda proprio su quei set insieme a Fabrizio Ferri: “Guardavo incantata le sue mani magiche che creavano con i capelli dei capolavori scultorei, visioni oniriche e fate superfashion. Rapido, sicuro, come solo i grandi sanno essere”. E come dimenticare la storia per l’Artbook con Carla Bruni, interprete di una donna-fumetto dalle mille identità, ironica e sofisticata, ma modernissima? Il rapporto con la moda stava cambiando e le donne ricercavano più leggerezza, ironia, gioco. “Voleva Carla Bruni a tutti i costi, perché era italiana, ma già famosa a livello internazionale, perché bella, ma non la più bella, avulsa dai classici stereotipi di bellezza femminile di quegli anni. Sofisticata, chic ma anche maschiaccia. Simpatica, alla mano, ma molto snob. Insomma, perfetta”. Aldo in salone con le clienti e Aldo sul set fotografico: cambiava? “Assolutamente no. Lui era lui. Umile da mettersi sempre in discussione, esigente, perfezionista. Non sopportava la non professionalità e nemmeno chi non era rispettoso e se la tirava. Pettinare Marpessa (ndr. top model degli anni Novanta) o la ‘sciura’ di via Borgonuovo era la stessa cosa. Era meglio averlo come Maestro che come padre. Aldo era un papà molto severo e più morbido con i suoi ragazzi del salone”, conclude Monica. La sperimentazione artistica che il team Aldo Coppola metteva in circolo con la produzione di libri d’arte e calendari (indimenticabile Twins di Oliviero Toscani) rinforzò l’immagine di Aldo come hair-artist nel mondo e potenziò i valori aziendali del brand. Tanto che premi e riconoscimenti non tardarono ad arrivare, come quando nel 1990 con il calendario Acqua vinse, per esempio, il premio come miglior espressione artistica internazionale. Il merito di Aldo, e di coloro che gli sono succeduti, è di aver creato con la forza, il coraggio e la passione, un’azienda, un brand forte che ancora oggi pulsa per creatività e idee, e che non si stanca di guardare al futuro con altri occhi e con altri progetti. Il brand continuerà a sposare i valori di arte, professionalità, eccellenza, design e benessere.